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Correlazioni in Medicina



Il caffè può ridurre il declino cognitivo


Grazie al contenuto di caffeina, il caffè è uno stimolante in grado di migliorare la funzione cognitiva.
Oltre a questi effetti a breve termine, la caffeina può avere anche effetti benefici a lungo termine sulla funzione cerebrale.

Sebbene alcuni studi presentino risultati inconsistenti circa l’effetto della caffeina sulla funzione cognitiva, vi sono in letteratura studi cross-sezionali che, al contrario, forniscono evidenze a sostegno dell’associazione tra il consumo di caffeina, o di caffè, ed il miglioramento della funzione cognitiva.

Una possibile spiegazione potrebbe essere che la caffeina entra in circolo nel sangue e agisce quale antagonista dei recettori dell’adenosina A2a nel cervello, che di conseguenza stimola i neuroni colinergici. Questi neuroni proteggono contro la neurotossicità indotta da beta-amiloidi, che sono precursori del declino cognitivo.

Lo studio FINE, al quale ha preso parte anche l’Istituto Superiore di Sanità ( ISS ), ha analizzato, nel corso di 10 anni, l’associazione tra consumo di caffè ed il declino cognitivo negli uomini anziani di Finlandia, Italia e Paesi Bassi.

L’analisi è stata condotta seguendo per 10 anni 676 uomini sani nati tra il 1900 e il 1920 provenienti da Finlandia, Italia, e Olanda. Gli esami sono stati effettuati tra il 1990 e il 2000.
Si trattava dei sopravissuti della coorte del Seven Counties Study esaminata per la prima volta nel 1960 che all’epoca era costituita da persone di età compresa tra 40 e 59 anni.

La funzione cognitiva è stata valutata utilizzando la scala MMSE ( Mini-Mental State Examination ).
Il punteggio assegnato variava da 0 a 30 punti; il punteggio più alto indicava una migliore capacità cognitiva.
Il consumo di caffè è stato stimato in tazze per giorno.

È stato impiegato un modello longitudinale misto per studiare l’associazione tra consumo di caffè alla linea di base e il declino cognitivo nel corso di 10 anni. Sono stati fatti aggiustamenti multipli. I modelli sono stati aggiustati per le possibili variabili di confondimento: età, nazione di provenienza, educazione, fumo, alcol, ed attività fisica.

Nel corso di 10 anni, gli uomini che consumavano caffè presentavano un declino cognitivo di 1,2 punti e gli uomini che non consumavano caffè presentavano un declino addizionale di 1,4 punti ( P
È stata osservata anche l’associazione tra il numero di tazze di caffè consumate ed il declino cognitivo: il minore declino è stato osservato con un consumo di 3 tazze di caffè al giorno ( 0,6 punti ). Questo declino è stato 4,3 volte inferiore rispetto al declino dei non consumatori ( P
Il caffè è una delle maggiori fonti di caffeina: una tazza di caffè ne contiene circa 85 mg, quasi due volte la caffeina contenuta nel tè ( circa 45 mg ).
La caffeina sembra essere il principale componente del caffè responsabile dell’associazione inversa tra consumo di caffè e declino cognitivo.
Il consumo di caffeina è stato associato ad un rischio inferiore di malattia d’Alzheimer e può migliorare le funzioni cognitive come memoria, apprendimento, controllo e stato d’animo.

Oltre alla caffeina, il caffè contiene molte altre sostanze, come il magnesio e gli acidi fenolici, dei quali l’acido clorogenico è quello presente in maggiore quantità.
Il consumo di caffè aumenta le proprietà antiossidanti nel plasma, le quali forniscono un effetto protettivo contro i radicali liberi che causano danni ossidativi ai neuroni.

Lo studio ha mostrato che negli anziani il consumo di caffè è associato ad un declino cognitivo inferiore rispetto ai non consumatori. Consumare 3 tazze di caffè per giorno corrisponde al declino cognitivo minore. ( Xagena2007 )

Fonte: BIF – Bollettino d’Informazione sui Farmaci, 2007


Neuro2007

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